venerdì 20 novembre 2009

La Comunità risponde

La Curia continua a calare le sue decisioni dall’alto su un territorio che si rifiuta di conoscere

Apprendemmo dalla stampa dell’allontanamento di don Alessandro Santoro dalle Piagge. Sempre dalla stampa ci giunse la notizia dell’arrivo di don Renzo Rossi. Ancora una volta dalla stampa veniamo a sapere della possibile futura edificazione di una chiesa in mattoni alle Piagge e di un “nuovo progetto di evangelizzazione sul quartiere”.

La sensazione che ne ricaviamo è quella di un potere che cala dall’alto le sue decisioni sovrastando senza rispetto la storia, il pensiero, i sentimenti, la fede di un’intera comunità. Di nuovo il vescovo si offre a noi non come figura benevola e paterna, ma come padrone distante e distratto. Di nuovo il vescovo e la Curia progettano senza conoscere. E senza voler conoscere.

È vero, alle Piagge non esiste un edificio chiesa. Tuttavia nel nostro percorso di comunità cristiana questa mancanza di struttura ci ha permesso di riscoprire l’essenziale: che la Chiesa è fatta prima di tutto dalle persone e con le persone. La Chiesa deve ritrovare la strada come luogo di incontro e di confronto. È sulla strada, infatti, che solitamente incontriamo Gesù quando leggiamo insieme il Vangelo.

Così, anche se non abbiamo un edificio chiesa, abbiamo un altro spazio, il centro sociale, un luogo che accoglie tutti e tutto, una porta aperta a tutti. Qui si svolgono tutte le attività, dal doposcuola alle riunioni del giornale alle assemblee delle cooperative alla celebrazione domenicale. Qui c’è un crocifisso, sempre presente qualunque cosa facciamo: per chi è credente è il segno di una Presenza tra noi, per chi non è credente è comunque un segno di accoglienza. Così, nessuno ha mai chiesto di rimuoverlo. La nostra comunità è, tra le altre cose, l’incontro di credenti e non credenti: una distinzione che per noi sfuma e perde di peso proprio nello stare insieme mettendosi in ascolto della Vita. Se non altro, crediamo che in un tempo in cui troppo spesso la religione è usata come strumento di potere, di esclusione, di odio, possa essere considerato un fatto positivo questa concreta dimensione di incontro tra diversi che ogni giorno sperimentiamo nella nostra piccola comunità.

Non pretendiamo di avere verità assolute in mano, né di essere maggioranza schiacciante ergendo su questa base pulpiti da cui gridare prepotenti ingiunzioni. Tuttavia sentiamo profondamente di essere parte vera e piena del cammino di chi cerca di sporcarsi le mani con la vita, chi nel tentativo di intravedere quel sogno di Dio per l’uomo, chi pur senza dirsi credente prova a vivere qualcosa di altro da sé aprendosi all’incontro con chi è prossimo.

“Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Matteo, 18, 20).

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